sabato, gennaio 15, 2011

Gallina vecchia fa buon Gaga

Car@ tutt@,

qualche tempo fa internet è stato scosso dal filmato di Wilma de Angelis che cantava una versione italiana vergognosa di Bad Romance di Lady Gaga. In effetti però, bisogna fare omaggio alla scellerata incoscienza – forse indotta da un cocktail di farmaci mal dosato, forse solo da senilità – con cui questa vecchia gloria della canzone melodica ha deciso di cimentarsi con il moderno e il contemporaneo.

Siccome l’ozio è il padre dei vizi, in un momento di fiacca al lavoro mi sono messo a ripassare a mente Telephone, e di colpo mi sono ritrovato a voler tradurre tutta la canzone.

Non conoscendo abbastanza le cantanti italiane minori, me la sono immaginata cantata da Milva (nella parte di Lady Gaga) e Mina (Beyoncé). Che per carità, non sono Wilma de Angelis. Ma i capelli rossi di Milva sono altrettanto artificiali che quelli gggialli di Lady Gaga, e Mina magari non fa una figuraccia cantando la parte di Beyoncé. E poi magari a Milva gli fa bene di non cantare, per una volta, quelle vecchie lagne di Brecht, ma una canzone più svelta benché con altrettanto spessore pissisicologggico

Una excusatio non petita: era più facile tradurre in romanesco, che rende meglio anche la truzzaggine insita nel testo originale. Anche così, alcune parole danno problemi per l’accento che non asseconda la melodia: ma, come insegnano i Baustelle, quando canti una canzone puoi anche sbagliare tutti gli accenti, non se ne accorge nessuno. E poi oh, mica mi pagano, a me.


Telefono


[Milva]


Pronto pronto bello

nun te sento che voi?

Nun me prende’r cellulare

in discotecà

Che-Che-Che-Che cazzo dici

che me stai a lascia’?

Scusa nun t’ascorto

perché mo’ c’ho dda fa’


c’ho dda fa’

c’ho dda fa’

Scusa nun t’ascorto perché mo’ c’ho da fa’


Un momento

che ‘sto pezzo ‘o devo bballa’

e nun te possò messaggia’

se reggo ’a birrà.

Potevi invitamme

c’o sapevi ch’ero a ccasa.

E mmo’ nun smetti de chiamamme

io c’ho dda fa’.


Lá-scia-me perde

io nun ce vojo penzare ppiù!

C’ho la capoccia e’r core nei piedi! [due volte]


Eh eh eh eh eh eh eh eh

Tu la devi pianta’

eh eh eh eh eh eh eh eh

C’ho dda fa’!

eh eh eh eh eh eh eh eh

Nun chiama’!


Poi pure chiama’

ma io nun sto a ccasa

e nun me beccherai a’r telefono!

Io sto’n discoteca

e me faccio ‘na birra

nun me beccherai a’r telefono!


[Mina]


Ciccio se tu fai così

io nun me skiodo prima

nun prendo’r cappotto

nun lascio l’amiche.

Dovevo spegne’ ’r cellulare

me so’ rotta ‘r cazzo

Sei peggio de ’n call center

[sfondo: Pronto, sono Moreno di Eurotrade, ho un’offerta speciale per lei!]

Scusa ma nun rispondo!


[Milva]


Guarda te me piasci

ma mo’ c’ho na festà

E me so’ rotta er cazzo

che stai sempre a chiama’








[Mina]


A vorte è come fossi

alla Stazione Tiburtina

[Milva controcanto: in mezzo a Alexanderplatz]

Stasera nun rispondo

perché vojo balla’





[Milva]


Io vojo balla’

Io vojo balla’

Stasera nun risponno perché vojo balla’!


Lá-scia-me perde

io nun ce vojo penzare ppiù!

C’ho la capoccia e’r core nei piedi! [due volte]


Eh eh eh eh eh eh eh eh

Tu la devi pianta’

eh eh eh eh eh eh eh eh

C’ho dda fa’!

eh eh eh eh eh eh eh eh

Nun chiama’!


Poi pure chiama’

ma io nun sto a casa

e nun me beccherai a’r telefono!

Io sto’n discoteca

e me faccio ‘na birra

nun me beccherai a’r telefono!


Telefono!

Il mio telefono!

Io sto’n discoteca

e me faccio ‘na birra

nun me beccherai a’r telefono! [due volte]

sabato, dicembre 11, 2010

Iconology Class: When Aby Meets Nickie



Ok questo non è un vero post, ma sono mesi e mesi che ogni volta che vado al centro commerciale mi frulla in testa questo accostamento, che dimostra che non sempre rifarsi le labbra (e farsi fotografare sotto Xanax senza essere passate dal parrucchiere) è una buona idea.

Per chi non la conoscesse, questa donna ha detto recentemente: "Mi piacerebbe diventare la first lady di Berlusconi, saprei interpretare questo ruolo in modo eccelso, lo seguirei in tutti i gabinetti mondiali. Caro Silvio, sono a disposizione perché voglio farti da scudo". Il che, insieme al silicone, vale da solo tutto il suo curriculum (matrimonio con Eric Clapton incluso).

sabato, settembre 18, 2010

(Welsh) Lifestyle for Dummies 3.1/ Segatura e altre delizie (per tacer delle bucce di kiwi)


Credo che tutto sia cominciato con una puntata dei Robinson, la sit-com che tra anni ’80 e primi ’90 rappresentava per me il modello perfetto della famiglia e della comicità.

In quella serie Cliff Robinson (Bill Cosby) aveva un appetito insaziabile per le schifezze (tipo l’hamburger farcito di patatite fritte) e sua moglie Claire (quanto più glamour della nostrana e un po’ starnazzante Sandra Mondaini) cercava disperatamente di metterlo a dieta e farlo mangiare in maniera sana. In una puntata, ricordo che Claire sostituiva i mefitici e colesterolici snack di Cliff con delle salutari gallette di riso, che Bill Cosby mangiava svogliatamente ostentando tristezza e disappunto: a suo parere, le gallette sapevano d’aria.

Posso dire che quello fu il colpo di fulmine? Per anni ho smaniato di assaggiare le gallette di riso (cosa non facile, perché per mia madre qualsiasi cibo che non esista in Italia e non sia stato consumato nella sua famiglia da almeno 20 anni sempre uguale non rientra nella categoria dell’esistente), e quando finalmente le ho assaggiate, esse erano già da anni uno dei miei cibi preferiti.

Non so come spiegare i complicati meccanismi che hanno prodotto questa sorta di platonico amore per la galletta. Farò ancora un passo indietro (sempre sperando che a dietro di me non ci sia una buca). Io sono nato nel ’77 e la mia psiche si è formata per lo più negli anni ’80, assorbendo come una spugna tutti i fermenti plastici e gli odori di vernice sintetica di quel decennio. Quando ero piccolo mi piacevano le pennette al salmone e vodka, per dire.

Negli anni ’80, mentre una metà delle persone si ingozzava di paninazzi e gelati al puffo, l’altra metà cercava disperatamente di dimagrire con le diete a punti, la dieta del cocomero, e varie altre forme di digiuno, non più in vista dell’ascesi e della vita eterna, ma della stagione balneare (e dei gelati al puffo).

Ecco, la mia famiglia è sempre stata nel purgatorio delle diete. I miei genitori hanno sperimentato un po’ di tutto nella speranza di dimagrire un po’, fino a rassegnarsi dopo l’inglorioso tonfo dei Centri Dimagranti Sobrino e dei loro metodi di elettrificazione della ciccia (altro che legge Basaglia).

Io, che da bambino ero cicciottello, passavo spesso giornate intere di fronte alla TV da mia nonna, guardandomi tutte le televendite (telepromozioni) dei canali privati, tutte le Wanne Marchi coi loro scioglipancia, le dottoresse Tirone, le pubblicità Weight Watchers. Quando, qualche anno dopo, guardavo i Robinson pensavo che sì, Bill Cosby era simpatico, ma che sua moglie Claire aveva ragione.

(Lascio perdere le implicazioni psicologiche di questa identificazione con la figura femminile, ma vorrei far notare che questo renderebbe la mia attuale coppia ideale per l’adozione, ammesso che Tim voglia fare la figura maschile).

Ero un bambino che si rimpinzava di Mars, Raider (alias Twix) e Bounty (etc.), ma che allo stesso tempo vedeva i prodotti dietetici come un meraviglioso ritrovato dai poteri taumaturgici. Le gallette di riso apparvero nel cielo della mia prima adolescenza come una nuvola eterea di leggerezza.

Ma le gallette di riso sono state solo l’inizio di un affascinante viaggio all’insegna dell’astrazione da tutti i sapori. Con l’avvento degli anni ’90, tutti noi abbiamo per lo meno finto di abiurare tutti i peccati e le brutture del decennio precedente. E tutti si sono messi a riscoprire cereali desueti, colture dimenticate, patrimoni culinari dell’età del bronzo ingiustamente dimenticati dall’avvento del cibo massificato e adulterato delle civiltà storiche.

Abbiamo così imparato che con il farro (che, come mi diceva mia madre schifata, si dava ai maiali) si poteva fare un’ottima insalata che ti faceva sentire al tempo stesso leggero, ecosostenibile e trendy, e io ovviamente ne sono diventato un apostolo. Non so spiegarvi che raptus provo quando mangio un’insalata di farro. San Paolo e Dante non possono reggere il confronto.

Anche quella che negli anni ’80 aveva il nome penitenziale di crusca e assomigliava alla versione alimentare del cilicio è diventata improvvisamente ammiccante e attraente, mentre il paninazzo, insieme alle maggiorate tettone, veniva messo all’indice come un cibo per bulimici suicidi.

E tutto questo ci porta al me di oggi, spregiudicato e sofisticato sperimentatore di gallette e dolci alla segatura compressa, forme commestibili della formica di cui erano fatte le cucine dove sono cresciuto negli anni ormai lontani ma così formidabili e cruciali della mia infanzia. Vorrei illustrarvi alcune delle mie scoperte più o meno recenti, ma l’ho già fatta abbastanza lunga – ne parleremo un’altra volta.

P.S. E le bucce di kiwi? A partire dal Rinascimento si è diffusa una iconografia che mi rappresenta con un piattino sul quale riposano delle bucce di kiwi e un cartiglio con scritto "Mihi hoc satis". Studi recenti mostrano però che essa deriva da una glossa interpolata dall'umanista Vesellio nella redazione Y della mia agiografia. Pur senza voler sminuire il portato di una tradizione centenaria, posso garantirvi che a me i kiwi (e la loro buccia pelosa) non piacciono.

lunedì, marzo 15, 2010

Welsh Lifestyle for Dummies 2.1/ Surfing the Microwaves





Sono passati ormai mesi dall'ultimo post – 'sto Babbo Natale cominciava a starmi sulle palle e quindi ho deciso di rimboccarmi le maniche e di colmare un vuoto narrativo nel precedente capitolo della mia autobiografia gallese. Il fatto che stiamo entrando nella mezza stagione dovrebbe aiutarvi a immaginare la temperatura e l'aria di sei-sette mesi fa, quando eravamo in autunno e io riprendevo confidenza con il microonde. Lasciate che vi suggerisca alcune ricette creative con questo fantastico elettrodomestico.


1. Hot & Burned Cross Buns

Sono i primi giorni del vostro soggiorno in Galles. Svegliatevi una mattina, e pensate di scaldare al microonde dei deliziosi hot cross buns acquistati da uno dei rivenditori di pane riscaldato della città, Greggs, Tesco, Sainsbury's – o, per i più esigenti, Marks & Spencer.

Prendete lo, o gli, hot cross bun(s) e metteteli nel forno a microonde. Mettete la temperatura al massimo, e lasciate scaldare per 5 minuti. Andate a farvi la barba, in attesa di pregustare la delizia di cannella e uvette calda insieme al latte e al caffé. Tornate dal bagno appena fatta la barba, per togliere il caffé e il latte, che avrete posto sul fuoco assieme agli hot cross buns. Sentirete uno strano odorino, e aprendo lo sportello del forno a microonde un nube oscura e un pungente odore di bruciato invaderanno la vostra casa. L'odore persisterà, nonostante l'apertura di tutte le finestre, per almeno un paio di giorni.

2. Carrot & Coriander Volcano Soup – Tesco Style

Siete tornati dall'Italia e hanno spedito la vostra valigia a Edimburgo. Appena arrivati, siete andati da Tesco, per comprare un rasoio e uno spazzolino, benedicendo il fatto che, anche di domenica, sono aperti fino alle dieci e mezza. Per curiosità, avete comprato una zuppa in cartone, carota e coriandolo (la spezia preferita dei radical-chic del Pigneto, dalla cui stirpe siete appena stati sradicati).

Qualche sera dopo, aprite il cartone e mettetelo nel forno a microonde. Seguite scrupolosamente le indicazioni che troverete sul cartone (riscaldare in due momenti, girando tra l'uno e l'altro). Non avrete tenuto in conto il fatto che qui, quando si dice scaldare, si intende portare alla temperatura di fusione della roccia lavica.

Estrarrete dal microonde un materiale incandescente con delle pinze da mastro vetraio di Murano, e tenterete invano di mangiare la zuppa senza ustionarvi la lingua e la gola. Non avendo scodelle, per colmo di abiezione dovrete mangiarla nella tazza del latte.


3. Caramel-sticky Mince Pie

Siete una sera a casa da soli. Avrete appena comperato, qualche giorno prima, le prime mince pies della stagione (è ottobre) da Greggs. Dopo cena, prendete il pacchetto e ne addentate una. Come è tipico dei prodotti di Greggs, troverete che il ripieno è particolarmente insapore, la pasta particolarmente piena di burro (e insapore).

Prendete la mince pie addentata, e ponetela nel forno a microonde per esaltarne le scarse qualità organolettiche tramite il calore. Fatela andare per due/ tre minuti a 1-2. Aprendo lo sportello, scoprirete che il ripieno ha debordato sul piatto, trasformandosi in un caramello bruciaticcio e appiccicoso, che potrete sgraffiare via per almeno un'ora prima di riuscire a liberarvene.


Next (magari fra qualche mese...) GUERRA DI POSIZIONE!





domenica, novembre 29, 2009

Just Three Sundays to Go Before Christmas


... questo disse lo speaker di BBC2 Wales. E allora io mi rivolgo a voi, o maggiorenti di questo blog e padri della cena natalizia. Non avrò forse io solo due weekend per comprare il regalo che mi tocca? Vi avverto, se entro la settimana non ho un nome, il rischio è l'acquisto di un regalo passepartout genere una bilancia pesapersone di IKEA.

Questo post lo firmo io, ma vi assicuro che il contenuto è condiviso da Flavia, che era qui fino a qualche ora fa, e che ora viaggia in treno verso Leamington.

venerdì, novembre 27, 2009

Geena's 2.0

Amici cari,
vi annuncio la nascita del nostro nuovo blog.
L'osservazione di Marghe sull'opportunità di diffondere il nostro indirizzo ad altri, seppur selezionati, lettori mi ha fatto un po' riflettere. Effettivamente abbiamo scritto, in questi anni, pagine molto personali, che molto avventatamente ho messo alla mercè di tutti. Però è un peccato non diffondere alcuni post, che non ci sputtanano affatto e avremmo piacere leggessero anche altri.
Alla fine, mi sono risolto: ho creato un nuovo blog, dove copincollerò i post non strettamente privati, cosicchè il mondo ne possa godere :)
l'indirizzo è http://gggfriendsfordummies.blogspot.com . attendo commenti e suggerimenti. blogghini, vi bacio

martedì, novembre 24, 2009

Getting started - the secret files of Josef H. Pilates

Ricordate il simpatico Mr. Pilates, che piegava le persone come Uri Geller piegava i cucchiaini?
Eccolo qui, se non ve lo ricordate:


Beh, esce fuori che si sono esercizi segreti che spingeranno il vostro corpo a livelli di autocoscienza mai raggiunti prima. Io li sto sperimentando per voi in uno scantinato segreto del Galles (un luogo costruito e attrezzato dallo stesso Pilates, che lo chiamava The Cellar). Intanto, per farvi venire l'acquolina in bocca, eccovene alcuni, semplici ma veramente innovativi.


Sitting at the table

Per questo esercizio sono necessari due attrezzi inventati da Pilates: the table, una superficie orizzontale di legno con quattro sostegni agli angoli, alti all’incirca un metro e mezzo; the chair, una sorta di sgabello con un appoggio per la schiena. Nel caso non abbiate the table e the chair, potete usare una scrivania e uno sgabello, facendo però attenzione a mantenere la schiena diritta.

1. posizionatevi in piedi, avendo di fronte a voi the table, e dietro di voi (non troppo dietro) the chair, con le gambe alla larghezza del bacino, le ginocchia leggermente piegate. il busto eretto ma in posizione neutra, le spalle rilassate che spingono in basso e in fuori. Guardate di fronte a voi.
2. inspirate, ed ispirando contraete i muscoli del pavimento pelvico, e gli addominali, attivando il trasverso.
3. inspirate di nuovo, e mantenendo la contrazione alzate le braccia di fronte a voi all’altezza delle spalle.
4. espirate, e, mantenendo la schiena in assetto neutro, piegate le gambe a formare un angolo di 90° all’anca e uno di 90° al ginocchio, finché i vostri ischi non poggiano sulla superficie di the chair. Appoggiate le mani su the table.

Questa è una posizione base, sulla quale sono possibili ulteriori esercizi, come per esempio Picking up a pen e Writing on a sheet of paper. Ma siate sicuri di padroneggiare bene questo fondamentale prima di passare a esercizi più difficili, come Sitting in a public toilet. Qui, al punto 4., dovete evitare di appoggiare gli ischi, mantenendo i glutei sollevati come per evitare il contagio da parte di batteri o parassiti, e mantenendo così i muscoli delle gambe in tensione.
(a questo scopo, Pilates utilizzava un attrezzo particolare, the toilet, simile a the chair ma in ceramica e con un’ampia cavità in mezzo, spesso non troppo pulito, per invogliare i suoi pazienti a mantenere la posizione).
Contraete gli addominali (potete invece rilasciare il pavimento pelvico) per proteggere la schiena, mentre immaginate che la vostra testa sia delicatamente tirata verso l’alto.

Opening the moka

Anche per questo esercizio è necessario uno speciale attrezzo, the moka, formato da due semiconi di acciaio che si possono avvitare stringendo più o meno forte a seconda dell’intensità di allenamento desiderata. Se non avete the moka, potete utilizzare un asciugamano, che terrete tra le mani (cfr. sotto).
L’esercizio può essere pericoloso per le articolazioni delle spalle, quindi attenti a mantenere bene la posizione indicata al punto 1. dell’esercizio precedente, procedendo come segue.

2. tenete the moka tra le mani, mettendo una mano sopra e l’altra sotto. spingete in basso e in fuori con le spalle. I gomiti puntano in fuori, e sono un po’ più in basso delle spalle.
3. inspirate, ed espirando contraete il trasverso e la parete pelvica, e ruotate le mani in senso inverso, svitando le due metà di the moka.
4. inspirando, riavvitate the moka.
5. Ripetete per una decina di volte, e poi invertite la posizione delle mani.

Walking like an Egyptian

Pilates non si è ispirato solo allo yoga, o a movimenti della vita di ogni giorno, ma anche all’antico Egitto. Ecco, dai suoi appunti segreti, un esercizio di sicuro effetto e grande divertimento, utile anche come passatempo per le serate tra amici.
0. mettete una musichetta adatta: http://www.youtube.com/watch?v=BWP-AsG5DRk
1. Posizione di partenza: in piedi, gambe diritte (non piegate alle ginocchia) larghezza spalle (non anche), braccia lungo il tronco. Inspirate, e espirando attivate addominali e pavimento pelvico. spalle che scendono in basso e in fuori. Chiudete la gabbia toracica.
2. Inspirate ed espirando rivolgete tutti e due i piedi in una direzione. La testa segue il movimento dei piedi.
3. Inspirate, e portate le braccia all’altezza delle spalle. il braccio che si trova di fronte ai vostri occhi deve essere piegato a novanta gradi al gomito verso l’alto, quello dietro la vostra nuca a novanta gradi verso il basso. Le mani sono piegate al polso e puntano in fuori. Attenzione a non far salire le spalle. Spingetele verso il basso.
4. Inspirate, e espirando muovete qualche passo nella direzione nella quale sono rivolti i vostri piedi.
5. Invertite la posizione, e ripetete dall’altro lato.
6. Poi ripetete dal lato opposto, e così via.

Esercitatevi con questi primi facili movimenti. Più avanti vedremo esercizi più complessi, come The jigsaw, The ditch and the pendulum, The rollercoaster, The spiral staircase, o Getting on a crowded bus.
Brace you abs, and get started!